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Quello che dovresti sapere sull’app Immuni
Nell’ultimo periodo si sente sempre più spesso parlare dell’app Immuni e delle nuove impostazioni sul tracciamento dati scaricate con gli ultimi aggiornamenti degli smartphone. Questo sta scatenando ansie e timori: si pensa sempre più ad una violazione della privacy ai danni degli italiani, eseguita proprio tramite i nostri device mobili connessi al web. Tuttavia, prima di spaventarci, è importante conoscere alcune informazioni e fare qualche ragionamento.
Oramai lo sappiamo: tutto il mondo è stato colpito dal coronavirus. Alcuni Paesi di più e altri di meno. L’Italia è stato uno dei primi Paesi colpiti in Europa e nel mondo, con drastici aumenti giornalieri di contagi e decessi. Inizialmente, la situazione è stata contenuta grazie alla “fase 1”, definita tale dalla Presidenza del Consiglio, e quindi al prolungato lockdown. Dopo un po’ di tempo, i contagi hanno cominciato a calare, portando il nostro Paese alla “fase 2”.
In questo periodo sono ripartiti molti servizi, trasporti e imprese. La situazione, però, non va persa mai di vista. Proprio per questo, alcuni esperti hanno creato “Immuni”. Questo è il nome dell’applicazione rilasciata direttamente dal Ministero della Salute.
Una soluzione che può essere utile, ma la scelta spetta a noi
Da quello che hai appena letto, puoi comprendere che lo scopo dell’applicazione non è violare la privacy degli italiani. Ad ogni modo, le conclusioni spettano a te e, comunque, non sei obbligato a scaricarla. Quindi perché porti il problema? Anche la nuova funzione di tracciamento presente tra le impostazioni di Google si collega poi all’app. Perciò, se non viene attivata, non va a violare la nostra privacy come si può pensare. Oltre a questo, devi sapere che Immuni funziona tramite l’attivazione del Bluetooth.
Grazie a questa tecnologia, permette semplicemente l’identificazione tra i dispositivi che hanno l’applicazione installata e il Bluetooth attivo. L’identità di ogni utente è mascherata grazie ad un codice casuale che cambia ogni 12 minuti. L’app Immuni allerterà il suo possessore tramite notifica, solo nel caso l’utente sia stato nei pressi di un paziente risultato positivo al tampone (che chiaramente avrà l’applicazione installata). La diffusione di questo sistema ha il fine di preservare la sicurezza di ogni cittadino e non di trasmettere i suoi dati a qualcun altro.
App Immuni: altre informazioni importanti e le nostre conclusioni
Il sistema di tracciamento dell’applicazione Immuni ha inevitabilmente suscitato discussioni riguardo la tutela della privacy. In molti hanno sostenuto che l’app non spiega con chiarezza la segretezza dei dati di ogni utente che utilizza la stessa. Sono stati però effettuati dei test informatici fin dalle fondamenta del software, ovvero dal suo codice sorgente. Questi controlli hanno mostrato una gestione assolutamente in grado di tutelare la privacy degli utilizzatori.
La revisione è stata effettuata sulla prima versione dell’applicazione e persino sul sistema operativo Android. Sono stati inoltre esaminati gli scambi di contatti tra due dispositivi vicini. All’avvio, l’app stessa comunica che il sistema non raccoglierà alcun dato personale e non specificherà quali individui si sono avvicinati e dove. L’unico dato richiesto dal software riguarda la provincia in cui si vive.
Infine, è stato riscontrato che i dati vengono inviati solamente a un server, gestito da Sogei Società Generale d’Informatica S.P.A. Tra l’altro, lo scambio di dati non può essere in alcun modo intercettato: in altre parole, è studiato per evitare eventuali attacchi da parte degli hacker. Come utente si ha inoltre la possibilità di scegliere con un tap se annunciare o no la propria positività. Pertanto, l’app Immuni può essere ritenuta sicura. Sta solamente a te decidere se usarla oppure no.